OOPArt, oggetti senza tempo, creature elementali, ritrovati smarriti, posti e disposti in un ordine dove è il caso a rendere la necessità e poi riposti sugli scaffali di una bottega della musica.
Così si sono presentati gli OoopopoiooO, nell’esibizione (tenutasi al Godot Art Bistrot di Avellino) di presentazione del loro ultimo album “Elettromagnetismo e Libertà”, pubblicato in occasione dei cent’anni dalla nascita del theremin, strumento madre dei due artisti italiani.
Se, però, il duo formato da Valeria Sturba (voce, theremin, violino, elettronica, giocattoli, effetti, looper) e Vincenzo Vasi (voce, theremin, basso, elettronica, giocattoli, percussioni, effetti, looper), con l’omonimo album del 2015, aveva usato il theremin come punto di partenza e (in un certo modo) anche d’arrivo nella propria costruzione musicale, assurgendo lo strumento a sineddoche e marchio di fabbrica per la ditta OoopopoiooO, con “Elettromagnetismo e Libertà”, la consapevolezza di una più alchemica e totalizzante espressione sonora ha preso vita nelle composizioni e (per quanto visto dal vivo) nelle esibizioni live, ricollocando il theremin tra i tanti (appunto) oggetti senza tempo creatori di suono e musica.
“Il theremin è una passione comune ed è stato un punto di partenza, un momento importante nella nostra vita musicale – raccontano Vasi e Sturba – ma OoopopoiooO non è solo theremin, è qualcosa di più complesso, che ha trovato in “Elettromagnetismo e Libertà” una forma maggiormente compiuta sia sotto il profilo degli strumenti usati che dei generi musicali suonati. Abbiamo dato spazio alla voce e alle sue mille sfaccettature, ci siamo divertiti a trasformare la forma canzone, abbiamo ampliato l’utilizzo della loop station, invaso e rielaborato generi musicali distanti tra loro, toccando tanto la musica popolare, quanto
la musica contemporanea, il minimalismo, l’elettronica, il jazz. Nei nostri live tutti i brani sono costruiti in tempo reale, senza l’utilizzo di basi pre-registrate. Questo ci permette di essere liberi e, ovviamente, elettromagnetici.”
E a ben ascoltare e assistere all’esibizione degli OoopopoiooO, così è stato.
All’uso e “abuso” di violino elettrico, sintetizzatori, voce, theremin e “giocattoli” di una Sturba “cyberpunk”, si è unita la scienza pazza del basso, delle ritmiche da drum machine istantanea, della voce, del theremin e dei “giocattoli” di Vasi, con una magica e quasi sorprendente capacità di riprodurre dal vivo un effetto studio, equilibrato nei volumi, nelle interazioni tra gli strumenti e nella pulizia sonora, per una performance che, al di là delle capacità artistiche, ha mostrato una proprietà tecnica da operai specializzati del suono dall’indubbia applicazione fisica e mentale.
L’improvvisazione, infatti, concede spazi liberi alla mente, spazi per gli OoopopoiooO bilanciati dalla serrata performance e dal precipuo impegno nel mettere in moto e nel gestire, per oltre un’ora, le combinazioni degli ingranaggi della loro macchina-concerto che, in un art-pop-pot pourri teatrale da allucinato OuLiPo disneyano, ha fatto risuonare echi di fuga dal rumore dei Negativeland, frullati in liquefazioni e spunti da operetta, da chansonnier, da post punk, e da cabaret voltaire.
Come in un tessuto narrativo di un canovaccio dell’assurdo (non so perché, ma Vasi mi ha ricordato il Dott. Faustroll di Alfred Jarry), mentre “Lo Sconosciuto” ha pizzicato il violino, “Misika” gli ha parlato “sincheramon” in un francese (no)strano e il Mood Indigo da industrial-theremin-jazz ha creato atmosfera “standard” nei tempi in cui l’omaggio ai Jefferson Airplane ha condotto il Binaconiglio della Carroll sui sentieri battuti da Jan Švankmajer.
L’apice del tutto, per unanime acclamazione del pubblico, si è raggiunto con la mini suite a tema composta da “Il Topolino Va” e “Dai Topich”, due atti dalla patafisica e dirompente teatralità musicale e vocale.
Dopo l’emotiva e commovente “La Partida” di Victor Jara (ricordo ancora quando da ragazzo non riuscivo ad ascoltare, del musicista cileno, tutta “Te Recuerdo Amanda”), il concerto (prima dei richiesti e concessi bis), si è, da scaletta programmata, “formalmente” concluso con l’electro carnevalesco brano eponimo “Elettromagnetismo e Libertà”, arricchito nelle ritmiche da Franco Naddei, in cui … la terra ha confermato la sua “gravità”, la vita la sua sofferenza e dove l’assenza di corpo è la morte ….
Un’ultima considerazione va rivolta alle dimensioni concerto come queste che azzerano fisicamente la distanza e il distacco tra l’artista e il pubblico generando umori, sensazioni e interazioni particolari nell’annullamento del ruolo e della trasposizione quasi idealizzata propria dei “grandi palchi”, restituendo così alla musica suonata dal vivo una dimensione umana di cui oggi si sente forte il bisogno, nell’evaporazione artistica dei nostri giorni.
https://www.facebook.com/ooopopoiooo
autore: Marco Sica
presa dal web: grazie per la foto a Gianluca Timoteo